La giornata di ieri, 5 dicembre 2014, è stata un’altra memorabile data per la storia dell’esplorazione spaziale. Tre anni fa, dopo l’ultima missione dello Space Shuttle, sulla piattaforma di lancio di Cape Canaveral non era più tornata una navicella spaziale per equipaggio; questo fino a ieri, con il lancio della navetta Orion.
Chi c’era a bordo? Nessuno… per ora! Era un lancio di prova, senza astronauti, per verificare la messa a punto dei sistemi di lancio e di rientro in atmosfera ad alta velocità. E quando parliamo di alta velocità, non scherziamo affatto: nel suo viaggio di ritorno, Orion ha superato i trentamila chilometri all’ora, raggiungendo temperature di oltre 2200°C!
Ma andiamo in ordine…
Portata in orbita dal razzo Delta IV, Orion ha raggiunto un’altezza di 5800 chilometri (quasi 15 volte superiore alla quota in cui orbita la Stazione spaziale internazionale, di cui abbiamo parlato qui), ha fatto un paio di giri intorno alla Terra, dopodiché è tornata indietro, atterrando… anzi “ammarando” poche ore dopo. Una volta attraversata l’atmosfera, infatti, la navetta è stata rallentata da un sistema di paracadute e ha fatto il suo “splash down” nell’Oceano Pacifico.
Tutto è andato come previsto, insomma, almeno così pare: Orion è pronta per portare astronauti nello spazio ed esplorare nuovi mondi!
Questo successo porta la nostra mente avanti nel tempo, verso una delle prossime sfide del programma spaziale: portare l’uomo su Marte. E se questo accadrà (per ora l’obiettivo è fissato intorno al 2030), sarà probabilmente a bordo dell’Orion.
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