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Teletrasportarsi come in Star Trek

USS Enterprise NCC-1701-A       L’Enterprise, l’astronave protagonista dell’universo fantascientifico di Star Trek

Negli ultimi anni una serie di nuovi film ha riportato sullo schermo le avventure degli eroi di Star Trek, i fantastici esploratori dello spazio che, a bordo dell’astronave Enterprise, viaggiano in cerca di nuove civiltà “per arrivare coraggiosamente là dove nessuno è mai giunto prima“.
Ad attendere il prossimo film della saga ci sono spettatori di ogni età, perché la Flotta Stellare di Star Trek si aggira negli spazi (e negli schermi) del cosmo da quasi 50 anni! E una volta individuato un pianeta interessante, perché scomodare l’equipaggio con macchinose manovre di atterraggio? Molto più semplice usare il teletrasporto e materializzarsi istantaneamente sul posto, pronunciando l’ordine “Energia!“.

   

Star Trek - Enterprise D Transporter

Star Trek: la sala teletrasporto
dell’Enterprise

Se nella finzione tutto è permesso, cosa accade, invece, nella realtà? La scienza potrebbe mai avvicinarsi a qualcosa del genere?
Per rispondere dobbiamo catapultarci (non ancora teletrasportarci, ahimè) nel mondo dell’infinitamente piccolo, dove strani fenomeni come questo non sono poi così insoliti.
A dettare legge in questo mondo, infatti, è la fisica quantistica, dove tutto è possibile, anzi… PROBABILE!

Grazie alle tecnologie quantistiche, alcuni scienziati dell’Università di Ginevra sono riusciti a teletrasportare un fotone (una delle minuscole particelle che compongono la luce) a 25 chilometri di distanza! Il record del mondo, però, se l’è aggiudicato un team internazionale di scienziati finanziati dall’ESA (European Space Agency), che ha esteso questo “ponte invisibile” fino alla considerevole distanza di 143 km!

Si tratta di un teletrasporto un po’ particolare, perché non è proprio la particella che si sposta altrove, ma… tutte le informazioni che la riguardano! In linguaggio tecnico, ciò che viene trasmesso è il suo stato quantico, cioè l’insieme di tutte le proprietà e le grandezze che ci consentono di descriverla. Teletrasportando tutte le proprietà di un fotone, in pratica, è stato possibile replicarlo a distanza, creando così una particella “gemella” legata indissolubilmente a quella di partenza. Questo significa che ogni variazione di stato della prima si riflette istantaneamente sull’altra, come se queste non si accorgessero della distanza tra loro.

Incredibile, vero? Come è possibile?
La tecnica che hanno usato gli scienziati ha un nome un po’ difficile: entanglement quantistico; è una parola difficile anche da tradurre, che dovrebbe rendere l’idea dello stretto “groviglio” che unisce i due sistemi gemelli, malgrado la distanza che li separa.

Insomma, un passo verso il sogno del teletrasporto alla Star Trek è stato fatto; riusciremo un giorno o l’altro a teletrasportare qualcosa di più “massiccio” di un fotone? Il prossimo ambizioso obiettivo degli scienziati è teletrasportare un satellite dalla Terra direttamente in orbita!
Ce la faranno? Vi terremo aggiornati!

Fino ad allora… lunga vita e prosperità a tutti!

    Leonard Nimoy by Gage Skidmore 2

Photo credits:

Enterprise: By Vulcan.jpg: dave_7 derivative work: El Carlos (Vulcan.jpg) [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons
Sala teletrasporto: By Konrad Summers [CC-BY-SA-2.0], via Wikimedia Commons
Saluto vulcaniano: Gage Skidmore [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

 

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